Questo mese di luglio 2019 è per me veramente vacanza, nel senso più antico del termine: riposo, otium, "scholè", come direbbe Socrate e mai come quest'anno sento che la vacanza vacante è meritata. Ovviamente non potevo che affidarmi totalmente e completamente alla lettura: ovunque, tra letto e spiaggia, divano e panchina all'ombra delle fresche frasche e dunque ecco le mie letture di luglio:
Matteo Nucci, L’abisso di Eros-Seduzione (Ponte alle Grazie)
Un saggio, un romanzo, duecentocinquanta pagine di ricca,
ricchissima goduria. La penna di Nucci è strabiliante: leggere questo SCRITTORE
è come essere avvolti da ambrosia. L’abisso
di Eros è un viaggio attraverso la seduzione, gli aphrodisia, l’eros e l’Eros:
da Omero ad Esiodo, a Socrate e Platone; da Pericle, ad Aspasia, ad Alcibiade.
Da Saffo ad Anacreonte. Ma soprattutto da Elena a Menelao, a Paride; da Achille
e Patroclo, ad Ares e Afrodite; dalla vergogna al canto, dalla natura alla
dismisura, dal Vortice a Pan. Dall’amore, alla disperazione, alla bellezza. La
BELLEZZA della quale nutrirsi. Sempre. Accedendo al suo regno conturbante, che
porta ad altezze sublimi: la Grecità, in ogni sua forma, verbo, luminosità.
Matteo Nucci, Le lacrime degli eroi.
Uno dei libri più belli letti negli ultimi dieci anni. Un inno alla fragilità, che non è debolezza, ma vis creaturale; un ritorno alla radice, un riconoscersi veri, di carne, sangue e lacrime: chè poi le lacrime sono della stessa sostanza della vita. AION: parola d’ordine, password per tutto ciò che di prodigioso abita l’uomo. E l’uomo è albergo e alcova, ricettacolo e altare del dio dentro, della brama, dell’ira, dell’arrendevolezza. Tra tutti spicca lui, Achille, il figlio del mare. E ancora una volta si resta innamorati. Della materia, della trama delle parole, di Nucci stesso, grande sacerdote che profetizza arcane voglie e inenarrabili desideri.
Uno dei libri più belli letti negli ultimi dieci anni. Un inno alla fragilità, che non è debolezza, ma vis creaturale; un ritorno alla radice, un riconoscersi veri, di carne, sangue e lacrime: chè poi le lacrime sono della stessa sostanza della vita. AION: parola d’ordine, password per tutto ciò che di prodigioso abita l’uomo. E l’uomo è albergo e alcova, ricettacolo e altare del dio dentro, della brama, dell’ira, dell’arrendevolezza. Tra tutti spicca lui, Achille, il figlio del mare. E ancora una volta si resta innamorati. Della materia, della trama delle parole, di Nucci stesso, grande sacerdote che profetizza arcane voglie e inenarrabili desideri.
Madeline Miller, Circe.
Circe, la figlia del Sole; Circe, la ribelle; Circe, la
strana. Circe, la dea.
Non è bellissima, come le altre dee, una più straordinaria
dell’altra. La sorella Pasifae la maltratta, i capelli cisposi di Circe fanno
innervosire la dea Bianca, che non le risparmia insulti e risate sarcastiche e
pungenti; i modi selvatici di Circe fanno ridere anche il fratello Perse, che
invece ama profondamente e segretamente Pasifae. Tra i titani giunge voce che
Prometeo è stato punito da Zeus, che si è autoaccusato, che non ha voluto, pur
avendo potuto, nascondere di aver consegnato il fuoco agli uomini. Circe è
attratta dal titano e si avvicina a lui, ne vede il sangue sacro sparso sul
pavimento dorato, ne sente il dolore, lo osserva, curiosa, e non rivela a
nessuno, se non al fratello Eeta di aver sentito il bisogno di portargli
conforto.
Circe, la selvatica; Circe, la domatrice; Circe, la folle.
Circe, la maga. I suoi intrugli, i suoi misteri, le sue trasformazioni, i suoi
amori: Glauco, il pescatore, trasformato in un essere immortale; Glauco,
l’immortale traditore, che a Circe, ben presto, preferisce Scilla. E Scilla non
ama, Scilla ama piacere, ama essere lusingata: Scilla fa perdere la testa a
Glauco e Circe impazzisce di gelosia. Con la linfa dei fiori germogliati dal
sangue di Crono e che hanno il potere di trasformare chiunque in chi è davvero,
Circe trasforma Scilla in un terribile mostro. Questa metamorfosi le costerà
l’esilio nell’isola di Eea. La sua compagna fedele è una leonessa, i visitatori
li trasforma in porci; si arrampica a piedi nudi sulle alture di Eea, scopre le
proprietà delle piante, doma gli animali più feroci. L’esilio è per l’eternità,
ma giunge Hermes e Circe deve correre a Creta, dove la sorella Pasifae, sposa
del re Minosse, sta per partorire. A Creta vive anche Dedalo, dal quale la dea
resta affascinata. Pasifae ha bisogno degli incantesimi di Circe, perché sta
dando alla luce un mostro, il Minotauro.
A Creta è anche la giovane Arianna.
Finchè giunge sulle rive dell’isola una nave: è quella di
Odisseo.
L’eroe le lascerà in grembo Telegono, “colui che è nato
lontano”, ma ripartirà alla volta di Itaca. La gravidanza della dea Circe è una
lotta, la nascita del bambino una guerra.
Un finale strepitoso. La Miller di La canzone di Achille non si tradisce in Circe. Romanzo spettacolare. Cinematografico. Piacevolissimo. Viene voglia di essere vento per passare attraverso i capelli scarmigliati di Circe e sentire il profumo di sangue e magia che ella emana, per farsene sedurre, per lasciarsene incantare.
Un finale strepitoso. La Miller di La canzone di Achille non si tradisce in Circe. Romanzo spettacolare. Cinematografico. Piacevolissimo. Viene voglia di essere vento per passare attraverso i capelli scarmigliati di Circe e sentire il profumo di sangue e magia che ella emana, per farsene sedurre, per lasciarsene incantare.
Marco Missiroli, Fedeltà.
Una magnifica sorpresa, un bel romanzo. Letto in un
pomeriggio. Una storia di anime che si mettono alla prova. Amori concreti,
amori nati, amori abortiti. Tenerezze; fiducia. Resistenza. Uno spaccato di
esistenza, in una Milano che si fa poesia. Un uomo a metà, una donna di
profonde solitudini, sia pur ballerine. Un ragazzo bellissimo e cupo, una
ragazza che strega Carlo di una stregoneria sensuale e tenera insieme. Avevo
letto di Missiroli Atti osceni in luogo privato, ma Fedeltà mi ha stupita. Ottima
penna. Moderna. Meno male che non ha vinto lo Strega: così questo romanzo si
farà da sé, chè si farà.
Valeria Perrella, Almarina.
Un successo forse per molti. Io non ne sono uscita entusiasta. Un romanzo breve. Storia intensa. Scrittura che ho apprezzato in alcune parti, in altre ho trovato luoghi stucchevoli e affatto necessari. E’ come se il romanzo mi si fosse rivelato diviso in due parti: la prima parte più lenta, la seconda interessante, indaga l’anima della Professoressa Maiorano che si specchia in Almarina e, inadeguatezza e timore nonostante, diventano insieme bellissime. La cesura è a pag.60, più o meno. Punteggiatura per me incoerente.
Cristina Dell’Acqua, Una SPA per l’anima.
Raramente mi è capitato di non terminare una lettura. In
questo caso, proprio non ci sono riuscita. Scontato, noioso, di maniera. 17
euro spesi malissimo. Assolutamente illeggibile per me. Si presenta fin da
subito lentissimo. A pagina 47, dopo il terzo capitolo, il cui titolo è
oltremodo attraente “La formula della giovinezza di Sofocle. Emone o la
saggezza di un figlio”, ho sentito dentro una specie di strana repulsione e ho
mollato. Magari lo riprenderò in un momento in cui soffrirò meno il caldo.
Chissà.
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